
Perché i bambini si svegliano spesso di notte?
Il sonno in generale assolve a diverse funzioni: oltre a rafforzare il sistema immunitario e favorire la secrezione dell’ormone della crescita, favorisce lo sviluppo cerebrale, perché mentre dormiamo si consolidano memoria e apprendimento e il cervello si “ripulisce” dalle tossine di scarto prodotte durante la veglia.
Complementari alle funzioni appena descritte, sono i risvegli notturni, fenomeni fisiologici molto comuni e naturali sopratutto nei neonati ma anche nei bambini nei primi tre anni di vita.
Cosa disturba il sonno?
I risvegli notturni dei bambini sono una risposta non solo all’adattamento del sistema nervoso alle fasi di passaggio dal sonno più profondo a quello più leggero, ma possono sopraggiungere anche in risposta a uno stress esterno generato da un cambiamento, anche positivo, legato alle acquisizioni psicomotorie conseguenti alla crescita fisiologica o di assetto nell’ambiente di accudimento.
Esistono infatti dei momenti particolari in cui i risvegli notturni aumentano e si identificano vere e proprie “regressioni del sonno” dovute all’acquisita capacità del bimbo di gattonare o camminare, oppure alla dentizione, allo svezzamento e ai cibi nuovi e poi anche per gli inserimenti al nido o alla scuola dell’infanzia, la nascita di fratellini, la ripresa del lavoro da parte della mamma, tensioni familiari, cambiamenti nella routine…
Esistono però anche risvegli notturni “persistenti” talvolta dovuti a cause organiche, che vanno indagate insieme al pediatra, ma più spesso a fattori costituzionali, quindi dovuti alla più o meno spiccata capacità di adattarsi ai cambiamenti di cui sopra, che vanno affrontate con uno psicologo infantile.
Quando si stabilizza il sonno e i risvegli notturni finiscono?
Dopo i 3 anni generalmente i risvegli notturni tendono a ridursi fino a scomparire nella maggioranza dei casi perché a quell’età il bambino raggiunge un equilibrio sia nel ciclo sonno-veglia sia nella sua routine quotidiana grazie ad una sana e corretta gestione da parte dei genitori avvenuta in precedenza.
È importante quindi sottolineare che i risvegli notturni NON sono disturbi del sonno e da fenomeni fisiologici vanno trattati, come vedremo più avanti.

Quali sono i risvolti psicologici?
Per quanto riguarda i neonati, i risvegli notturni sono quasi sempre legati a un bisogno, come fame e sete, o a qualche problemino, come il pannolino bagnato.
Per i bambini più grandi, invece, già dopo i 9 mesi il risveglio notturno può essere anche sinonimo di un disagio di diversa natura.
Per esempio, i bambini, in particolare in età compresa tra 1 e 2 anni, spesso non vogliono andare a letto a causa dell’ansia da separazione e paura dell’abbandono che comincia a manifestarsi proprio intorno a quell’età, mentre nei bambini ancora più grandi la difficoltà potrebbe risiedere nella volontà di controllare l’ambiente e nel bisogno di sentirsi più autonomo e indipendente da mamma e papà.
Queste due eventualità portano ai risvegli notturni – in questo caso non propriamente fisiologici ma causati da una difficoltà a rilassarsi e abbandonarsi pienamente al sonno, per cui può succedere che piangono quando lasciati soli nel letto o escono fuori e cercano i genitori, in entrambi i casi per ricercare presenza, contatto e consolazione (per un approfondimento del pianto dei bimbi, ho scritto qualcosa qui).
Tutto ciò può durare fino ai tre anni e prolungarsi anche oltre, manifestandosi con incubi, stati d’ansia e fobie tipiche (paura del buio, paura dei mostri…).
I risvegli e i fenomeni regressivi prolungati possono causare nel bambino durante il giorno irrequietezza e malumore ma, quando il sonno diventa più continuo, gli effetti positivi si vedono anche sull’attività diurna e sull’umore.
Sul versante mamma&papà, quello che si riscontra maggiormente è un circolo vizioso fatto di stanchezza e paura di aver sbagliato qualcosa e conseguente colpevolizzazione per presunti errori nell’accudimento. E più si è stanchi, più ci si sente in colpa!
È opportuno quindi fare riferimento ai suggerimenti riportati più sotto in questo articolo.
Come evitare i risvegli notturni?
I risvegli notturni non vanno evitati, vanno gestiti!
Lo so, gestire risvegli frequentio di lunga durata può essere stressante e la fatica conseguente ricade ovviamente anche sul fisico, sulla mente e sulla regolazione emotiva, ma una buona educazione sull’igiene del sonno può aiutare i genitori a gestire in maniera adeguata tutti risvegli notturni!
Eccola qui:
- Routine quotidiana: non è necessario che gli orari siano fissi, piuttosto è bene fare attenzione alle attività e farle susseguire più o meno nello stesso modo ogni giorno;
- Punti di riferimento stabili (la cameretta, il lettino, il pupazzo preferito, una lucina, un suono di sottofondo…);
- Rituali pre-nanna, senza luci e rumori disturbanti, dal bagnetto al pigiamino, alle favole per aiutare il bambino a rilassarsi e a sentirsi rassicurato, protetto e sicuro di potersi lasciare andare al sonno;
Durante i risvegli, poi, è opportuno rimanere in silenzio il più possibile magari modulando la voce su un tono molto molto basso, non accendere le luci o proporre giochi “per farlo stancare”, piuttosto ricreare l’atmosfera dei minuti che precedono l’addormentamento e avere un atteggiamento paziente, molto paziente.
Queste regole sono indicazioni generali e dobbiamo ricordare sempre che ogni famiglia ha la sua storia e ogni bambino è un mondo a sé e non si può dunque inquadrare tutto in schemi precisi da seguire alla lettera.
Quando tutto questo sembra non funzionare, non bisogna temere di chiedere aiuto a uno specialista con cui condividere il proprio malessere e trovare le strategie più adeguate per uscire da questa situazione.
Dott.ssa Annamaria Coniglio
Psicologa per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia
3899096242
Consulenze in Studio e Online